giovedì 7 agosto 2014

Alcuni errori di Fusaro


Avrei voluto intitolare questo pezzo "Tutti gli errori di Fusaro", ma poi mi sono reso conto che è quasi impossibile elencare tutti gli errori del giovane filosofo Diego Fusaro, che recentemente impazza non solo con la sua riproposizione di Marx in versione idealista, ma anche in interviste e comparsate televisive (ad esempio in quella trasmissione televisiva che alcuni hanno rinominato la "Gabbia di matti") in cui attacca l'Euro e l'Europa, e prende le difese di Putin o del regime siriano di Assad, sempre con lo scopo di combattere il suo grande nemico, il "capitalismo".
Pur essendo giovane, Fusaro è in realtà vecchio, dal momento che ripropone la vecchia mentalità utopistico-religiosa, che pretende la costruzione di una società perfetta, di un Regno di Dio in terra, nonostante il fatto che i tentativi storici di realizzare tale società perfetta siano tutti miseramente falliti.
Ma, come si può capire, chi ha una mentalità religiosa è allergico ai fatti. Il fatto che Gesù non sia più tornato, anche se era atteso a breve dopo la sua morte, non scalfisce le certezze di chi lo attende: sono passati 2.000 anni, e si continua ad attenderlo. Allo stesso modo, chi attende l'avvento della Società Perfetta non si fa certo scoraggiare dal fatto che i regimi costruiti nel '900 abbiano provocato milioni di morti, e infiniti dolori e sofferenze: evidentemente si sono sbagliati i fatti, ma la teoria "deve" rimanere giusta, ci deve per forza essere un Dio, ci deve per forza essere un modo di costruire la Società Perfetta.
A Fusaro basta dire di non essere stalinista, e tutto si sistema, e può tranquillamente riproporre gli stessi tragici errori del passato. Anzi, Fusaro considera la caduta dei regimi comunisti come la più grande sciagura del '900. Non le guerre mondiali, non i totalitarismi di cui facevano parte questi stessi regimi, non i genocidi: per lui la più grande tragedia è la caduta di una serie di regimi dispotici, tra l'altro per le proprie contraddizioni interne, e senza che siano stati abbattuti dai carri armati di una potenza esterna. Anche qui si vede la mentalità religiosa: come per la Chiesa il crimine più grande non è l'omicidio o la pedofilia, cioè il fare del male a persone reali, ma la bestemmia o la profanazione dell'ostia e dell'acqua santa, cioè azioni simboliche e astratte, così per lui il male più grande è la caduta del socialismo reale, perché rappresenta la fine (o, per lui, il ridimensionamento) della possibilità di costruire un mondo perfetto. Come la Chiesa è stata disposta a coprire i reati dei preti pedofili pur di salvare la Chiesa stessa, considerata come il Bene Assoluto, così Fusaro copre o sottovaluta i crimini del socialismo reale, e se è per questo anche di tutti gli altri regimi non capitalisti, in nome della possibilità di tenere viva la speranza in un mondo migliore.
E così Fusaro prende posizione a favore della Russia di Putin e della Cuba di Castro, del Venezuela di Chavez e la Siria di Assad, come anche l'Iran degli Ayatollah, e quei regimi che nel frattempo sono caduti, dalla Libia di Gheddafi all'Iraq di Saddam Hussein, secondo la mentalità del baluardo: tutto è meglio del capitalismo, quindi ci si deve alleare con tutto ciò che costituisce un "baluardo" contro il capitalismo.
Dio esige sempre un tributo di sangue nei confronti degli esseri umani in carne e ossa.
Ora, a ben guardare, per chi ha una mentalità del genere, il capitalismo non è l'unico dei mali, ma è soltanto l'ultima incarnazione del Male, del potere, dell'ingiustizia. Il capitalismo di cui parla Fusaro è un fantasma, un capro espiatorio, un feticcio a cui attribuire tutti i mali (attuali) del mondo, per poter sognare la possibilità di stabilire il Regno di Dio in terra. Se attacca il capitalismo è solo perché, hegelianamente, pensa che sia l'essenza della società di oggi, che spiega tutto ciò che oggi non va. Fusaro è una vittima (come lui stesso dice), di Hegel, pretende che la storia abbia un senso, pretende di dare spiegazioni totalizzanti e onnicomprensive, pretende che esista una Verità assoluta nell'ambito sociale.
Il capitalismo gli serve per credere che l'uomo sia in potenza santo, è come il Diavolo per i cristiani, è un modo per esorcizzare il male e proiettarlo all'infuori di sé.
A Fusaro non viene in mente che forse l'uomo non è perfetto, che la natura umana è quella che è, che magari il potere e la sopraffazione sono sempre esistiti, e semmai si tratta di limitarli: no, l'uomo, anzi l'Uomo, sarebbe perfetto, ma il capitalismo lo rovina.
E da questo punto di vista non stupisce che Fusaro si dica idealista, che consideri Marx come un idealista e che cerchi una conciliazione con gli hegeliani di destra: infatti vorrebbe tornare allo stato etico, di tipo fichtiano-hegeliano, e considera Gentile un grande pensatore. Sostiene che lo stato debba "trasmettere dei valori", tra cui il "senso della famiglia". Mussolini sarebbe soddisfatto.
A differenza di Marx, che voleva abolire lo stato, Fusaro vuole lo stato etico, realizzando una convergenza con il nazi-fascismo (mi dispiace, so che l'accusa di fascismo lo fa arrabbiare assai, ma i fatti sono questi).
Probabilmente Fusaro opera questa scelta, perché si rende conto che il marxismo lasciava aperto uno spazio di libertà per gli uomini in potenza molto grande, quando fosse stato abolito lo stato insieme alla società divisa in classi, ma a ben guardare, se veramente si vuole realizzare la Società Perfetta, non basta togliere il potere e le cause della divisione in classi: e se nonostante tutto si realizzasse l'anarchia, o comunque una società non perfetta? Ecco che allora Fusaro ha bisogno di uno stato forte, che educhi e sottometta l'individuo.
Fusaro è un comunitarista nel senso deteriore del termine, cioè vuole annullare l'individuo nella comunità, usa il concetto di comunità come uno strumento per annullare la libertà dell'individuo. Attribuisce anche ad altri pensatori la stessa visione, ad esempio distorce il pensiero di Spinoza come se fosse un anti-individualista.
Crede nell'Uomo con la U maiuscola che però non esiste, mentre non gli piacciono gli uomini reali, che devono dunque essere guidati e sottomessi dallo Stato Etico. Esattamente come accade in Iran, dove un gruppo di anziani sacerdoti custodi della morale decide cosa è giusto e cosa non è giusto, cosa si può fare e cosa non si può fare.
Come sappiamo, questa mentalità religiosa è nemica soprattutto del riformismo. Infatti il riformismo si accontenta di migliorare a poco a poco la società, rinunciando alla pretesa di costruire la Società Perfetta. Non a caso, Fusaro crede che il progresso avvenga solo con l'antagonismo, lo dà per scontato. Crede che tutto ciò che c'è di buono nella nostra società (ad esempio il diritto del lavoro e lo stato sociale) si siano imposti grazie alle lotte di alcune parti della società contro il potere e il capitalismo.
Non gli viene in mente che in una società democratica il progresso, per quanto imperfetto come tutte le cose umane, possa avvenire all'interno del potere.
Fusaro ignora, o sottovaluta, il fatto che nel lungo periodo la condizione del popolo è migliorata, e non peggiorata. La previsione di Marx, secondo cui nel capitalismo il popolo diventa sempre più povero, si è rivelata errata. Questo è decisivo a livello teorico, e lo è stato a livello pratico: il popolo giustamente non intende lottare contro qualcosa che gli ha consentito di vivere meglio, solo perché qualcuno gli racconta che si potrebbe vivere ancora meglio, senza fornire prove. Ma Fusaro ignora questo fatto perché lui vuole la Perfezione. Quindi per lui, dal momento che lo paragona con un'idea di Perfezione, qualunque progresso reale è irrilevante, anzi, come il cristianesimo, pensa che il benessere materiale possa ottundere le coscienze di fronte al Vero Bene. Quindi, si stava meglio quando si stava peggio.
Le uniche concezioni che Fusaro fa alla società capitalistica sono a posteriori, e non cambiano la sua visione critica. Infatti, pratica il buon senso a posteriori, dicendo ad esempio che la prima repubblica era meglio della seconda, mentre pretende la perfezione nel presente. Come quelli che oggi dicono che si stava meglio negli anni '70, ma negli anni '70 volevano fare la rivoluzione. Fusaro elogia (parzialmente) la borghesia adesso che sostiene che è morta, mentre il marxismo l'ha sempre voluta eliminare e l'ha considerata il nemico. Ora invece anche la borghesia diventa una vittima del "capitalismo", per cui viene rivalutata, come un "baluardo", insieme a Saddam Hussein e Gheddafi.
Nonostante il fatto che fornisca una critica radicale alla società in cui vive, Fusaro pubblica libri e lavora all'università, ed è soltanto l'ultimo dei critici marxisti della società capitalistica. E però sostiene, come del resto anche molti suoi predecessori, che nel capitalismo la critica è impossibile e che c'è il "pensiero unico". Sostiene che nella società attuale questo "pensiero unico" fa credere che non ci sia un'alternativa possibile: non gli viene in mente che questa, più che essere un'imposizione, è soltanto una constatazione, dovuta al fatto che le alternative realmente provate sono fallite. Lui invece pensa che sia un'imposizione, la prova che il capitalismo è totalitario. Peccato che fino al 1989 il capitalismo conviveva con il comunismo, che era il suo concorrente. Se poi il comunismo è crollato, non possiamo far altro che prenderne atto, senza necessariamente esserne felici. Una persona adulta prende atto di ciò che accade. Invece di riproporlo come se nulla fosse, forse è bene imparare dalla storia. Se per decenni tutti quelli che hanno provato a costruire le ali per volare, si sono schiantati al suolo e sono morti, forse è meglio evitare di riprovarci.
Invece, per qualcuno la storia non è servita a niente, e milioni di persone sono morte invano: continuiamo a sputare sui regimi democratici (imperfetti e migliorabili, come tutte le cose al mondo), in nome di un'irrealizzabile Utopia, di un Regno di Dio in Terra.
Dunque, il punto non è che la critica è impossibile o vietata, ma semplicemente, che abbiamo preso atto che non è stata ancora inventata un'alternativa possibile al capitalismo. Chi non ci sta, perché continua ad aspettare Godot-Dio-la Salvezza e Redenzione totali, pretende che si faccia ancora una critica radicale di tutta la società, anziché critiche parziali, dà per scontato che si debba distruggere tutto, anziché riformare, e si arrabbia se nessuno gli dà retta.

Ma poi, siamo sicuri che la critica al capitalismo colga nel segno? Fusaro crede che il capitalismo sia una forza reale, dotata di vita reale e di una propria volontà, un po' come il Diavolo, che agisce per conto proprio, e non in base alle libere scelte degli individui. Ma siamo sicuri che questo non sia il frutto di una visione alienata, dello stesso tipo che i marxisti imputano alla visione borghese? Come sappiamo, i marxisti credono che possa esistere una visione non alienata, pura, al di sopra della storia, naturalmente la loro. Non è che magari invece ogni punto di vista è parziale, compreso il loro?
Fusaro crede che l'essenza del capitalismo sia espandersi all'infinito, ma siamo sicuri che sia così? Non è che magari viene utilizzato per sfuggire alla miseria, che è una possibilità reale per gli individui e per i popoli, almeno finché la maggioranza della popolazione mondiale rimarrà (come è sempre stata in passato) povera?
Inoltre, Fusaro sostiene che il '68 è stato soltanto funzionale all'edonismo consumistico, e che i sostenitori della liberazione dell'individuo e dei suoi desideri, e della liberazione dall'autorità, magari marxisti, si sono sbagliati, sia pure in buona fede. Ma non gli viene in mente che allora forse anche lo stato sociale e i diritti del lavoro si sono imposti perché erano funzionali al capitalismo? Come può esistere una classe media che consuma, se non ha alcuna sicurezza e non ha neanche un po' di tempo libero?
Oppure, non potrebbe essere che il capitalismo si è semplicemente adattato ai cambiamenti della società, ad esempio trovando nuovi prodotti da vendere quando si aprivano nuovi mercati, e che solo a chi vede le cose a posteriori, tutto torna in base ad un principio unificante? Caso strano, la visione marxista funziona soltanto a posteriori, mentre quando ha provato a fare previsioni, ha sempre sbagliato (ad esempio quando ha previsto che il popolo sarebbe diventato sempre più povero, o che il capitalismo sarebbe crollato con la prima guerra mondiale).
Poiché al momento la maggioranza della popolazione non si oppone al capitalismo, per sostenere la sua tesi, cioè che il capitalismo è il peggiore dei sistemi, Fusaro ha bisogno di sostenere che il futuro ci riserverà novità tremende, che verrà smantellato lo stato sociale ecc., cioè usa i fatti futuri come prova che il presente non funziona (come quel noto politico-comico che ogni volta dice che stiamo per finire come la Grecia, rimandando la previsione di sei mesi in sei mesi). Chiaramente siamo di fronte ad una visione religiosa e non scientifica, per cui si possono usare fatti non ancora realizzati come prove a sostegno delle proprie tesi (simile alla minaccia dell'inferno agitata per secoli contro i peccatori), e si rimane convinti, anche se non si realizzano. Ad esempio nel 2013 Fusaro dava già per realizzata "l'aggressione imperialistica nei confronti della Siria", e già si era schierato "senza se e senza ma" dalla parte della Siria stessa, e del suo presidente Assad, contro Obama, considerato come pronto al "bombardamento etico" esattamente come Bush. Il fatto che poi Obama non abbia bombardato la Siria, per lui non significa nulla: se Obama bombarda la Siria, è la prova che il capitalismo è aggressivo e imperialistico, se Obama non bombarda la Siria, è la prova che il capitalismo è aggressivo e imperialistico (ma si vede che non c'erano sufficienti interessi, non c'era abbastanza petrolio ecc..). A posteriori, come sempre, tutto torna.
Viste tutte le premesse, non stupisce che Fusaro consideri l'Europa come un "progetto criminale", perché vuole implementare il capitalismo, vuole schiavizzare i lavoratori, vuole smantellare lo stato sociale ecc. Ovviamente, oggi, anno del Signore 2014, lo stato sociale esiste ancora, nonostante si venga dalla crisi più grave degli ultimi 70 anni e gli stati abbiano problemi nei conti, cioè i bambini vanno ancora nella scuola pubblica, gli anziani vanno a curarsi negli ospedali, nessuno muore di fame ecc. Ma questo ovviamente non significa nulla, per chi ha una mentalità religiosa: se il capitalismo è cattivo, lo stato sociale dovrà per forza scomparire, si tratta soltanto di aspettare. Deve per forza esistere un Motore Immobile, diceva Aristotele...
E, come al solito, se la previsione si rivelerà errata, saranno ancora una volta i fatti ad essersi sbagliati, e si troverà, a posteriori, una spiegazione totalizzante e onnicomprensiva che salvi capre e cavoli.
Fusaro attribuisce al capitalismo la morte di Dio, mentre è il contrario: la morte di Dio è stata decretata (per logica conclusione dalle loro stesse premesse) dai filosofi, quindi poi è arrivato il capitalismo. Se oggi viviamo in un'epoca in cui si è persa la speranza di conoscere la verità e dio è morto, e quindi non resta che vivere in questo mondo cercando magari di stare bene, non è "colpa del capitalismo", ma è la conclusione a cui è giunta la filosofia moderna, da Cartesio a Kant a Nietzsche. Gli individui di oggi vivono come aveva previsto più di cento anni fa Nietzsche. Se proprio se la vuole prendere con qualcuno, Fusaro se la dovrebbe prendere con i suoi colleghi.
E' vero che, nonostante Nietzsche, qualcuno nel '900 ha continuato a credere nella Salvezza, appunto con il marxismo e il socialismo reale. Ma quando anche questo è crollato, si è realizzato il trionfo di Nietzsche.
Ma come in ambito religioso esiste ancora chi crede nella teologia anche se sono venute meno le possibilità di conoscere Dio e di dimostrarne l'esistenza utilizzando la ragione, così sopravvive una riserva indiana composta da chi crede nella possibilità di realizzare l'Utopia.
E chissà, forse è bene che sia così, forse anche loro hanno una funzione sociale. Forse è bene che ci sia qualcuno che critichi l'esistente, fornendo punti di vista alternativi. Purché non prenda il potere: altrimenti finiamo come l'Iran. O la Corea del Nord.




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