venerdì 14 dicembre 2012

Beppe Grillo e l'espulsione dei dissidenti


Con l'espulsione di Federica Salsi e Giovanni Favia dal Movimento 5 stelle, Beppe Grillo ha gettato la maschera. In primo luogo è emerso, se già non fosse chiaro (questi due non sono certo i primi ad essere espulsi), che nel Movimento vige una sorta di dittatura, in cui due persone (Grillo e, si presuppone il misterioso Casaleggio) possono decidere a proprio insindacabile giudizio chi è dentro e chi è fuori.
Inoltre, con il post sul blog e il video annesso, Grillo ha ammesso che per lui la democrazia non è importante.
Sono interessanti il linguaggio e gli argomenti usati da Grillo. "A chi dice che non c'è stata democrazia perché i voti sono stati pochi io faccio una domanda: quanti voti ha preso ognuno dei mille parlamentari oggi in Parlamento? Chi ha deciso di quella gente lì? Ve lo dico io: 5 segretari di partito." Dunque Grillo ribalta le accuse sugli altri, sviando l'attenzione dal proprio caso. Siccome gli altri non sono democratici, possiamo non esserlo anche noi.
"Non venite a rompermi i coglioni (a me!) sulla democrazia. Io mi sto stufando. Mi sto arrabbiando. Mi sto arrabbiando seriamente." Insomma, certe critiche non si possono fare a Grillo, perché lui è lui. Un'autorità indiscutibile.
"Abbiamo una battaglia, abbiamo una guerra da qui alle elezioni. Finché la guerra me la fanno i giornali, le televisioni, i nemici quelli veri va bene, ma guerre dentro non ne voglio più. Se c'è qualcuno che reputa che io non sia democratico, che Casaleggio si tenga i soldi, che io sia disonesto, allora prende e va fuori dalle palle. Se ne va. Se ne va dal MoVimento. E se ne andrà dal MoVimento." Dunque, visto che siamo in guerra, mettiamo al bando le quisquilie come la democrazia. E in effetti è così: quando si è in guerra, non si pensa certo al rispetto delle regole.
Ma se il Movimento 5 stelle è in guerra, gli attivisti sono come soldati. Devono essere obbedienti e disciplinati. Ma in guerra per fare cosa? Cosa si pensa di ottenere attraverso la guerra?
Il comunicato riferito al ritiro del logo recita così: "A Federica Salsi e Giovanni Favia è ritirato l'utilizzo del logo del MoVimento 5 Stelle. Li prego di astenersi per il futuro a qualificare la loro azione politica con riferimento al M5S o alla mia figura. Gli auguro di continuare la loro brillante attività di consiglieri." In un certo senso è vero che loro e gli altri dissidenti avrebbero potuto rendersi conto da subito di appartenere ad un logo. Come recita il "non-statuto": "Il nome del MoVimento 5 Stelle viene abbinato a un contrassegno registrato a nome di Beppe Grillo, unico titolare dei diritti d’uso dello stesso." Dunque chi appartiene al Movimento è proprietà di un logo che a sua volta appartiene a Grillo. Questa mercificazione della politica è un risvolto curioso, da parte chi combatte la politica tradizionale, in nome della lotta agli sprechi e alla corruzione. Ma se l'alternativa è questa... Del resto sul sito di Beppe Grillo non mancano pubblicità, anche di multinazionali. Curioso, visto il contenuto di molti spettacoli del comico, che spesso si è scagliato proprio contro di loro.
Ma poi, perché gli attivisti del movimento non possono andare in tv? le buone idee dovrebbero essere capaci di farsi strada, indipendentemente dal mezzo di comunicazione. Invece quello che prevale è il sospetto che chi va in tv lo faccia per cercare una visibilità personale, che voglia usare la politica per fare carriera, per arricchirsi ecc. Inoltre, evidentemente si sospetta anche che gli spettatori a casa non siano in grado di farsi un'idea indipendente, anche ammesso che il talk show sia strutturato in modo da creare un tranello per l'ospite del movimento, che si presuppone sia ingenuo/a, incapace di evitare di cadere in trappola.
Insomma, Grillo mostra di avere scarsa fiducia nei confronti del prossimo, che sia o meno dalla sua parte.
Con il proseguo dell'attività politica del Movimento, appare sempre più chiaro che lo slogan "uno vale uno" significa in realtà "uno vale un altro". Gli attivisti e i candidati sono intercambiabili, sono tutti sostituibili, tranne i due capi, che hanno così un potere enorme. Come Berlusconi considera i suoi deputati come yes men che devono solo pigiare i tasti dicendo sì o no alle leggi in base ai suoi interessi, così Grillo considera i suoi come soldati che devono obbedire alle sue scelte.





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