sabato 14 aprile 2012

La scienza cambia continuamente idea


"La scienza cambia continuamente idea". E' la soprendente frase che ho sentito pronunciare da una persona che conosco e che si interessa di benessere e di alimentazione. La sua conclusione era che tanto valeva basarsi su una propria filosofia, e scegliere in base ad essa lo stile di vita da seguire, visto che la scienza è inaffidabile.
Purtroppo temo che questa idea sia condivisa da molte persone, a causa della difficoltà con cui la scienza riesce a comunicare con il grande pubblico. Vale forse la pena dunque considerare alcuni aspetti.
Non solo non è vero che la scienza cambia continuamente idea, ma è vero esattamente il contrario. La scienza è scettica, e finché qualcosa non viene provato, rimane imperturbabile di fronte ad eventuali scoperte o studi non confermati.

E' il caso ad esempio dei neutrini, che secondo un clamoroso esperimento del Cern di Ginevra di qualche mese fa, avrebbero superato la velocità della luce, mettendo in crisi la relatività di Einstein (per la quale la velocità della luce è un limite teorico) e con essa la fisica moderna. Eppure, dopo la pubblicazione del risultato, non abbiamo visto gli scienziati cambiare idea, non abbiamo visto Margherita Hack stracciarsi le vesti e dire "scusate, non avevo capito niente", per dire. Semplicemente, si sono attese conferme sullo studio in questione, salvo scoprire dopo qualche tempo che c'era un errore nel calcolo, e dunque i neutrini non superano la velocità della luce.
Va infatti notato che uno studio è ricerca, non è ancora scienza, e dunque un singolo studio non è sufficiente per provare alcunché.
Infatti, su molti argomenti si trovano studi che provano una cosa e il suo contrario. Una ipotesi viene confermata solo quando viene provata oltre ogni ragionevole dubbio da studi indipendenti. Per questo è ridicolo l'uso che giornali e riviste fanno di singoli studi per dimostrare la validità di questa o quella dieta, di questa o quella sostanza, naturale o meno, per curare certe malattie, per prevenire l'invecchiamento ecc.
Molte scoperte "sensazionali" del passato non sono mai state accettate dalla scienza, che per questo non ha avuto bisogno di cambiare idea per respingerle. E' stato il caso ad esempio del metodo Di Bella di cui si parlava negli anni '90 per la cura del cancro, o della dieta a zona, della paleodieta o le tante diete sfornate negli ultimi anni. La scienza non le ha mai fatte proprie, perché non sono mai state dimostrate valide, tutto qui.
Questo naturalmente non vuol dire che la scienza non possa sbagliare, ma se c'è una cosa che non fa, è cambiare continuamente idea. La scienza si muove con i piedi di piombo, e prima di far propria una certa teoria, ha bisogno di prove inconfutabili. Ovviamente, errare è umano, ma la forza della scienza sta nel suo metodo, che alla lunga si rivela valido, e infatti è in grado di emendare gli errori del passato e di progredire.
E' chiaro che se uno si limita a leggere quello che scrivono le riviste femminili o maschili, o anche (purtroppo) i quotidiani, si può avere l'impressione che sia la scienza a cambiare ogni volta idea, quando questo non è vero.
L'uso di singoli studi per dimostrare qualcosa, in buona o in malafede, è una delle cause della disinformazione e della confusione che i mass-media producono sulle questioni scientifiche.
In primo luogo va detto che uno studio è un affare di scienziati, che può essere compreso solo da chi conosce già la materia. Se un giornalista o un lettore qualunque, non esperto, legge uno studio, non è detto che lo sappia capire, e soprattutto che ne sappia capire le implicazioni. Ma purtroppo spesso i giornalisti non leggono neanche gli studi per intero, ma si limitano a leggere l'abstract e a trarne le proprie deduzioni, magari stiracchiandole per confezionare lo scoop.
Quindi, per prima cosa uno studio va letto per intero, poi si deve saperlo discutere, e questo si può fare solo se si conoscono le basi dell'argomento, e se si conoscono altri studi pubblicati nel settore. In genere gli studi sono molto specifici, per cui le conclusioni generali sono una mera deduzione del giornalista o di chi li ha letti (si spera per intero).

Ad esempio, se uno studio riporta i migliori risultati in diversi parametri come colesterolo e glicemia in un gruppo di quindicenni che pratica tre volte a settimana scatti di velocità intervallati per venti minuti, rispetto ad un altro gruppo di quindicenni che pratica la corsa lenta sempre per venti minuti, non si può dedurre automaticamente che la corsa veloce sia preferibile alla corsa lenta, anche ammesso che lo studio sia corretto (cioè che non vi siano errori nei risultati). Infatti, cambiando i parametri potrebbero cambiare i risultati: tra i quarantenni (che presentano un quadro ormonale diverso) il risultato potrebbe essere diverso, e comunque molti adulti potrebbero non essere in grado di sopportare un allenamento molto intenso come gli scatti di velocità, senza infortunarsi. Oppure, prolungando l'allenamento e portandolo ad esempio ad un'ora anziché a venti minuti (cosa facile nel caso della corsa lenta, difficile nel caso della corsa veloce, che potrebbe diventare troppo pesante per chi non è un atleta professionista), i risultati potrebbero essere ancora diversi. Quindi la conclusione dello studio potrebbe essere: "se si hanno solo venti minuti di tempo, si ottengono risultati migliori con un allenamento intenso", anziché "meglio la corsa veloce della corsa lenta", come invece hanno scritto alcuni giornali, estendendo impropriamente a tutti i risultati specifici di uno studio specifico.

Quindi, la prossima volta che leggete un articolo che segue il seguente schema: "uno studio ha dimostrato questo e quello, pertanto voi fate questo e quest'altro", se volete avere un atteggiamento scientifico, rimanete scettici e imperturbabili e dite: "Uno studio non prova niente. Finché queste cose non le leggerò nei manuali universitari, o quantomeno in quelli di liceo, non ci crederò. Ma sarò sempre pronto a crederci qualora venisse confermato".

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