venerdì 3 giugno 2011

Grillo e la politica dei no


La coazione a ripetere che ha portato gli esponenti del Pdl e della Lega a condurre una campagna elettorale controproducente anche dopo il primo turno, continuando cioè ad insultare gli avversari, ha colpito anche Grillo, con il post nel suo blog dove chiama Pisapia "Pisapippa" e sostiene che non c'è differenza tra lui e la Moratti, che comunque ha vinto il sistema ecc.
La coazione a ripetere è un tratto che non stupisce, perché è indicativo del carattere, della "natura" di chi si comporta in un certo modo, che appunto comportandosi in quel modo esprime se stesso. Dunque, se Grillo va avanti da anni insultando i politici di destra e di sinistra, oltre che tutti quelli che non la pensano come lui, non si capisce perché dovrebbe cambiare adesso.
La novità semmai è che tra i suoi seguaci, e anche all'interno del Movimento a 5 stelle da lui fondato, stia emergendo più di qualche perplessità. Infatti non ci vuole molto per capire che le persone non sono tutte uguali, che c'è chi è onesto e chi non lo è, chi è preparato e chi no ecc.
E' evidente che slogan come "sono tutti uguali", "devono andare tutti a casa" ecc., si giustificano soltanto da un punto di vista ideologico, cioè dal punto di vista di chi, insofferente per il "sistema" nel suo complesso, lo vuole cambiare alla radice. Voler fare la rivoluzione è lecito (anche se la storia ci ha insegnato che è molto pericoloso e spesso controproducente), ma allora devi aspettari di avere la maggioranza dei consensi. Quindi, auguri a Grillo, chissà se entro il 3150 riuscirà ad avere dalla sua parte la maggioranza dei voti. Nel frattempo persone più miti e più concrete cercheranno di cambiare le cose poco per volta, riformando il sistema da dentro, senza distruggere tutto e pretendere di avere la verità in tasca. Mentre Grillo, in compagnia di gente come Emilio Fede, continuerà a storpiare i nomi e ad insultare chi non la pensa come lui (cosa che tutti dovremmo avere imparato a otto anni che non si fa).
Del resto, la difficoltà di attrarre consensi oltre una piccola percentuale, è evidenziata dal fatto che a ben guardare quello che propone Grillo non è certo risolutivo per la vita delle persone. Acqua pubblica, Internet gratis, rifiuti zero, stipendi più bassi ai politici, sono cose più o meno condivisibili, ma certo non cambieranno la vita delle persone, soprattutto di chi non arriva alla fine del mese o non trova lavoro.
La sua politica dei no può raccogliere consensi, magari tra gli insofferenti e gli arrabbiati, ma solo a un certo punto.
No alla TAV, no alla terza linea della metro a Roma, no ai grattacieli nelle città, no agli OGM, no al nucleare, no agli inceneritori. Qui non conta discutere nel merito questi singoli aspetti, che possono essere più o meno condisivibili, quanto piuttosto notare come Grillo, insieme al suo "Movimento a 5 stelle", sia contrario a tutto.
Dicendo no a tutto, Grillo mostra di essere arci-italiano, più o meno come i preti e gli amministratori locali di destra e di sinistra che si oppongono a qualunque cosa venga decisa su un determinato (il loro) territorio.
A questo punto ci si può chiedere come mai certe cose (come la Tav o gli inceneritori) si fanno in tutta Europa, e solo noi dobbiamo essere così furbi da dire sempre no. Dicendo no anche a cose che si fanno in Europa, Grillo viene smascherato, perché di fatto sta ammettendo che per lui non solo il "sistema" in Italia è da buttare, ma anche in Europa. Quindi, anche se fa finta di prendersela con i politici italiani come se fossero il peggio del peggio, di fatto ci sta dicendo che non va bene niente in nessun paese d'Europa (e del mondo?).
Io più modestamente mi accontenterei di vivere in un normale Paese europeo.
La mia impressione è che il massimalismo di Grillo si risolverà in nulla, e che il Movimento a 5 stelle, composto spesso da persone oneste e preparate, potrà sopravvivere solo se si renderà autonomo dal suo fondatore e abbandonerà il linguaggio degli insulti, oltre che la politica dei no.

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