giovedì 20 gennaio 2011

Berlusconi, Ruby e l'ipocrisia cattolica


Uno degli aspetti più interessanti della vicenda di Berlusconi, dei suoi festini e del giro di ragazze che i suoi dipendenti-soci hanno messo in piedi, è la stridente contraddizione tra lo stile di vita e i valori del Presidente del Consiglio che emergono chiaramente da queste e altre vicende, e i valori cattolici che lo stesso Berlusconi e tutto il centro-destra dicono di rappresentare.

Se i politici del Pdl e della Lega, che a parole sono impegnati a difendere i valori cristiani, non trovano niente da ridire di fronte ai comportamenti del loro capo e all'esempio che dà al Paese, è perché non sentono evidentemente così forte la fede e i valori che dicono di fare propri.

L'ipocrisia è dunque un aspetto che emerge dalla vicenda. Anche l'elettorato di centro-destra non pare così colpito da vicende che sono emerse ormai da qualche anno (v. i casi D'Addario e Noemi Letizia), e che, al di là della propaganda e della disinformazione dei media di regime (v. il Tg1 e i Tg di Mediaset) sono comunque arrivate alla popolazione, che dunque non può dirsi "non al corrente".

E' vero che nei sondaggi Berlusconi è in calo lento e costante (come accade regolarmente quando è al governo: era successo così pure nel periodo 2001-2006), ma pare che al giorno d'oggi il Pdl sarebbe ancora il primo partito ad eventuali elezioni con circa il 30% dei consensi, a cui andrebbero aggiunti il 10-12% della Lega, e circa l'1% dell'estrema destra di Storace. Dunque l'elettorato di centro-destra, che i sociologi ci dicono essere sostanzialmente (anche per aree geografiche) quello stesso che nella cosiddetta prima repubblica votava per la Dc e il Psi, rimane sostanzialmente compatto intorno a Berlusconi. Si tratta di un vero e proprio blocco sociale che evidentemente ha degli interessi e dei valori ben precisi, tra cui però a quanto pare non sono presenti i valori cattolici. A meno che il cattolicesimo stesso, così come viene praticato (e forse anche predicato) non preveda la possibilità di far convivere in una stridente contraddizione valori di un certo tipo e pratiche opposte, il famoso "si fa ma non si dice", tipico in effetti della "morale" italica.
Del resto la difesa che monsignor Fisichella si è subito prodigato a fare nei confronti di Berlusconi dopo la sua bestemmia che aveva pronunciato in una delle tante barzellette su Rosy Bindi, la dice lunga sull'atteggiamento della Chiesa che è sempre lo stesso: ciò che è concesso ai potenti non è concesso ai comuni mortali.
Naturalmente dei diritti civili, dal testamento biologico ai riconoscimento delle coppie di fatto, neanche a parlarne. L'importante è che le leggi aderiscano alla dottrina della Chiesa, impedendo a chi professa un'altra religione o non ne professa alcuna di vivere come desidera (purché non faccia del male agli altri); i ricchi e i potenti possono invece fare quello che vogliono. Questo è forse il senso della parola "libertà", sbandierata ai quattro venti dal Presidente del Consglio: licenza privata per chi se lo può permettere. Del resto i politici che si dicono cattolici hanno spesso due o tre famiglie, e ai parlamentari è concesso il privilegio di avere riconosciute le coppie di fatto, privilegio (così va chiamato finché non è garantito a tutti) che naturalmente non è concesso, unico caso in Occidente, alla gente comune (leggi: ai sudditi).

Le difese imbastite dai tanti politici di centro-destra di "provata" fede cattolica tentano di sviare l'attenzione dall'aspetto morale (che dovrebbe interessare a chi fa dei valori cattolici il proprio punto di riferimento, almeno fin quando non riscriveranno il Catechismo in base allo stile di vita di Berlusconi), spostandolo sulla "persecuzione" dei giudici, e sulla differenza tra la vita privata e quella pubblica. In realtà un uomo politico, tanto più se è il capo di un governo, dal momento che rappresenta un Paese ha dei doveri che non hanno gli invididui comuni, per cui si richiede (almeno così accade nei paesi democratici) uno stile di vita morigerato. Inoltre, dal momento che un politico si presenta ai propri elettori, è giusto che questi sappiano qual è il suo stile di vita, per poi farsi un'idea sulla persona e decidere liberamente se intendono essere governati da lui oppure no. Questo al netto degli eventuali reati che potrebbe avere commesso (in questo caso lo sfruttamento o quantomeno il rapporto con prostitute minorenni). Evidentemente, se la sua parte politica (politici, giornalisti e a quanto pare anche molti elettori) non trova nulla da ridire sui suoi comportamenti, abbiamo la prova, se mai ve ne fosse stato bisogno, che l'Italia non è un paese cattolico.
Purtroppo non sembra essere neanche un paese liberale e repubblicano, dal momento che non ha gli strumenti civili e morali per rimuovere un Presidente del Consiglio, la cui condotta è incompatibile con il governo di un paese e con la dignità che gli spetterebbe. Almeno così la pensano negli altri Paesi occidentali. Ma l'Italia, si sa, è un Paese un po' peculiare, con una "morale" tutta sua.

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