martedì 9 novembre 2010

Il Tea Party, ovvero come fregare il popolo "dal basso"


Durante la campagna elettorale per le presidenziali del 2008 uno degli argomenti al centro del dibattito riguardava la necessità, da parte della politica, di occuparsi di "Main Street" (la strada abitata e percorsa dalla "gente normale") e non di Wall Street (la Borsa dei ricchi e degli speculatori). Naturalmente entrambi i candidati, Obama e McCain, si dicevano dalla parte di Main Street e certamente non di Wall Street. Nel frattempo, per salvare l'economia dalla più grande recessione dagli anni '30, il governo americano ha dovuto spendere miliardi di dollari, e ormai il debito pubblico USA viaggia verso il 100% del Pil, come e peggio dei Paesi considerati spendaccioni della vecchia Europa. Non essendo riusciti a vincere contro Obama nel 2008, i Repubblicani hanno escogitato un metodo nuovo, e cioè inventate un movimento che si presenti come "dal basso", proveniente da "Main Street", dal "popolo", contro i burocrati e i politici di professione che se ne stanno a Washington. E l'operazione ha funzionato: i leader dei Tea Party sono stati decisivi nella vittoria delle elezioni di Mid Term. Ma che cosa vogliono questi Tea Party? semplice, è la solita solfa delle "meno tasse" e "meno stato", il mantra della politica americana dai tempi di Reagan. Quello Stato che deve scomparire quando si tratta di macinare profitti, ma che viene magicamente chiamato in causa (senza dirlo apertamente) quando si tratta di salvare l'economia senza regole dal crollo totale. E, ovviamente, quando si tratta di finanziare il Pentagono e le guerre (l'unica voce di spesa che, guarda caso, i Repubblicani non vogliono tagliare).
E così negli ultimi mesi abbiamo assistito alla crescita di questo movimento "dal basso", guidato da grandi personalità politiche come Sarah Palin, già famosa per le sue gaffes e la sua crassa ignoranza, che dopo aver perso (per fortuna) le elezioni del 2008 come vicepresidente di McCain, è tornata alla carica con i suoi slogan semplici e di effetto. Il movimento dei Tea Party è così "dal basso" e "popolare" che nell'ultima campagna elettorale ha ricevuto milioni di dollari di finanziamento da parte delle grandi imprese. Le quali adesso vorranno andare all'incasso, chiedendo la riconferma dei tagli alle tasse già varati da Bush a favore dei ricchi. Ma se bisogna tagliare le tasse, come si fa a ripianare il deficit dello Stato, che a parole sarebbe una delle preoccupazioni più grandi di questi Tea Party? Ovviamente questo non ce lo dicono, ma si ha il vago sospetto che ciò riguardi i servizi pubblici, a cominciare dalla riforma sanitaria di Obama che i Repubblicani sperano di abolire prima che entri in vigore.
Purtroppo questi slogan hanno effetto presso l'elettorato perché da trent'anni gli americani (già conservatori di mentalità) sono stati convinti che meno regole e meno stato significano più ricchezza e benessere per tutti. Poco importa che questo non sia vero, che il lavoratore medio americano stia peggio oggi rispetto a trent'anni fa: il "sogno americano" non si alimenta certo di considerazioni realistiche, ma appunto di "sogni". Salvo poi risvegliarsi dopo una crisi pieni di debiti e.. dare la colpa al governo (che fino al giorno prima aveva perseguito proprio quella politica da "sogno").
Fintanto che l'americano medio continuerà a pensare che l'economia deve sostenere i ricchi, e che "meno tasse" è la formula magica di ogni politica economica, non ci sarà speranza né per loro né per noi.

Link: Qualcosa su Sarah Palin

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