martedì 2 febbraio 2010

Il Paese delle case e delle automobili


L'Italia è, in rapporto alla popolazione, il Paese con più automobili in Europa, e uno dei primi al mondo.
Nel 2006 avevamo 598 auto per 1000 abitanti, e siamo battuti solo da Stati Uniti (760) e Australia (610) (il Lussemburgo non fa testo perché le sue statistiche sono distorte dall'elevato numero di lavoratori che vengono da fuori in rapporto alla piccola popolazione locale). Dunque gli unici Paesi che ci battono sono Paesi enormi e dove le distanze per gli spostamenti, anche tra casa e lavoro, sono spesso notevoli. Noi invece viviamo in un Paese piccolo e sovrappopolato, e inoltre la zona più popolata del Paese, la pianura padana, è chiusa tra le montagne e dunque risente di un accumulo di inquinamento senza pari.
Inoltre il numero di automobili continua ad aumentare: nel 1991 erano 501 ogni 1000 abitanti, e nel 2010 arriveremo a 640.
Secondo il ministro Tremonti la quantità di auto italiane (insieme al numero di telefonini) è un indicatore di prosperità... magari fosse vero! Spero che il ministro Tremonti non voglia sostenere che l'Italia sia il Paese più ricco d'Europa (ma conoscendolo non mi stupirebbe se lo dicesse, anche se guarda caso il nostro PIL.. ah, che sbadato, dimenticavo che per Tremonti il PIL non conta niente!).. dunque, se abbiamo il primato delle automobili, il motivo sarà un altro. Tra l'altro, l'Italia ha un parco macchine tra i più vecchi d'Europa, il che significa che le auto ci sono sì, ma spesso sono vecchie, e che se quasi tutti gli italiani in età da patente hanno un'auto propria, ciò è dovuto più alla necessità che ad altro (leggi: ricchezza). Molti ne farebbero volentieri a meno ma.. se i mezzi pubblici sono scadenti o inesistenti, come si fa?
Infatti le nostre città hanno il record mondiale di automobili. Gli americani avranno più auto degli italiani, ma caso strano a New York (dove c'è una metropolitana funzionante) circolano solamente 20 macchine ogni 100 abitanti, mentre a Los Angeles (molto più estesa in superficie e caratterizzata da un modello abitativo di tipo periferico, con quartieri fatti da casette basse spalmate su un enorme superficie) sono 57. Ma noi, si sa, siamo avanti, per cui a Milano ne abbiamo 63, e a Roma (più ricca di Milano e di New York?) ben 76 ogni 100 abitanti. Strano che nella povera Copenaghen siano solo 27 e nella poverissima Berlino solo 35..
...Il problema è che mentre tutto il mondo (quello più moderno, s'intende) va in una direzione ben precisa (riduzione della mobilità inquinante, isole pedonali, mezzi pubblici, piste ciclabili, telelavoro, divieto di costruire in campagna), noi andiamo in quella esattamente opposta, e così le nostre città crescono sempre di più (anche se il numero degli abitanti non varia di molto nel tempo: esemplari i casi di Roma e Milano), si invadono le campagne costruendo palazzi su palazzi, e costringendo la popolazione a muoversi con mezzi privati. Oltre che Roma e Napoli, si distingue il lombardo-veneto come regione dove ormai il confine tra città e campagna è scomparso, e ormai è tutta un'enorme conurbazione indistinta fatta di case, cemento, palazzi, paesi e città fuse tra loro.
E qui emerge la connessione case-automobili: la nostra economia, in mancanza di meglio, si basa sulla speculazione edilizia, cioè sulla licenza per i costruttori di costruire quando e dove vogliono. I costruttori ottengono il permesso di costruire nelle aree agricole e di trasformarle in aree edificabili, pagando i comuni, i quali, spesso indebitati (il governo centrale, alla faccia del federalismo, sono anni che taglia i fondi agli enti locali), preferiscono fare cassa e sacrificano così le campagne, che vengono invase dal cemento.
A differenza che in altri Paesi, il mercato non è calmierato: si è smesso da tempo di costruire le case popolari, gli affitti sono disincentivati (chi possiede una casa e la vuole mettere in affitto si vede accrescere il suo reddito, così che dovrà facilmente pagare più tasse, passando nella fascia contributiva superiore), e così, se non si vuole finire sotto i ponti, non resta che ricorrere al mutuo (con gran godimento delle banche). Stranamente, la famosa "cedolare secca" sugli affitti (una tassa fissa del 20%), che dovrebbe incentivare i proprietari a mettere in affitto le case vuote oltre che a far emergere gli affitti in nero, viene continuamente promessa e poi rimandata a data da destinarsi dai governi, come è accaduto anche nell'ultima finanziaria.
I prezzi delle case sono alle stelle, ovviamente i cittadini con i redditi bassi che ci sono in Italia (ministro Tremonti: se siamo tanto ricchi, come mai i nostri redditi sono i più bassi d'Europa?) non possono permettersi di acquistarle, e per questo si devono indebitare. Altro che signoraggio: molti di noi (non tutti!) sono schiavi del sistema italiano, nel senso che devono indebitarsi (spesso a vita) per comprare la casa, e poi devono passare ore e ore della propria vita nelle quotidiane file in macchina per recarsi al lavoro. Qualità della vita: zero.
Del resto, uno dei motivi per cui le città si espandono, è che la qualità della vita in città è penalizzata dal traffico, oltre al fatto che in città i prezzi delle case sono davvero inavvicinabili per la maggior parte della popolazione, per cui la gente fugge dalle città, e finisce in periferia o nei paesi circostanti, dove si costruisce a tutto spiano, salvo poi dover tornare ogni giorno in città per lavorare, incrementando ulteriormente il traffico. E' un circolo vizioso micidiale che la politica non sembra interessata ad interrompere. E' così che funziona il capitalismo all'italiana: sulla pelle della gente.
Chi ha la fortuna (o la sfortuna?) di recarsi all'estero può constatare come negli altri Paesi d'Europa non sia così, perché lì le grandi città non sono intasate dal traffico, e vivere in una metropoli non significa avere una bassa qualità della vita. La differenza è che negli altri Paesi si pensa alla qualità della vita, e il cittadino non è considerato un suddito, mentre da noi...

1 commento:

  1. Vivo a Firenze. Città inquinatissima e in cui i mezzi pubblici hanno velocità medie intorno ai 5-10 km/h. A 5 km dalla stazione faccio prima da andarci a piedi.

    Non ho l'auto, ma perché sono fortunato. Ho una buona forma fisica, e posso permettermi la bici, o il motorino (elettrico). Lavoro a pochi km da casa, di proprietà (costa circa 10 anni di stipendio di professore associato, quando l'ho acquistata era 8 anni di stipendio di ricercatore). Posso permettermi il treno, ormai sempre più caro (sono rimasto colpito da quanto costi poco il TGV francese in proporzione).

    Ma non so se sia tutta colpa dello Stato. Firenze ha 350 mila abitanti e di giorno si supera il milione di presenze. Ci sono un sacco di case sfitte ma non si riesce a vendere neppure le case appena costruite. Abbiamo 6-7 auto ogni 10 abitanti, ma se non se ne produce ancora la Fiat chiude.

    La scorsa settimana riflettevo, mentre mi riparavo il telefonino (pulsante dissaldato, 5 minuti di lavoro per risaldarlo) che stavo distruggendo 80 euro di PIL, visto che non me ne compero uno nuovo. Più i 500 per essermi riparata la lavapiatti, il grosso del lavoro aggirare i trucchi (viti strane, mancanza di informazioni) che ti mettono per impedirti di farlo, mio fratello, operaio al controllo di qualità di una ditta di elettrodomestici mi ha chiesto come ci sono riuscito, loro hanno attrezzi fatti apposta per smontarle.

    Mi sembra ci sia qualcosa di fondo di sbagliato. Non credo di essere in grado di proporre alternative, ma vorrei tanto si riflettesse seriamente sul come coniugare la creazione di ricchezza con i bisogni reali, non la creazione di bisogni per poter avere poi ricchezza da distribuire.

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