venerdì 26 febbraio 2010

Berlusconi, il non-statista

Berlusconi dice di se stesso di essere il più grande statista degli ultimi centocinquant'anni. E già questo fa capire che non è vero (un grande non dice di se stesso di essere un grande). Si paragona a De Gasperi, ma ne è l'esatto contrario (De Gasperi era serio e rigoroso, non raccontava barzellette, non faceva le corna, e non scherzava con le mogli degli altri). Ma soprattutto, De Gasperi era uno statista. Ma che cos'è uno statista? In primo luogo, uno statista è uno che ha a cuore il bene pubblico. E' uno che cerca di risolvere i problemi strutturali del proprio Paese, di renderlo più prospero, più civile, più vivibile. Se c'è un'illegalità diffusa, lo statista cerca di prevenirla e di intervenire sulle cause per ridurla. Se la classe politica è sovrabbondante e parassitaria, cerca di ridurne il numero e gli appetiti. Cerca di creare un metodo di selezione della classe dirigente che premi il merito e la capacità.

La prova migliore per capire se un politico è uno statista e non un demagogo, consiste nel vedere se, dopo che se ne è andato, lascia qualcosa di positivo in eredità. Churchill se ne andò lasciando la Gran Bretagna vincitrice sul nazismo. Kohl se ne andò lasciando la Germania unificata. Persino il tanto vituperato Prodi se ne è andato lasciando l'Italia nell'Euro (e Dio solo sa quanto ci sia utile adesso che c'è la crisi).

E Berlusconi? Cosa lascerà di duraturo? In cosa è migliorato questo Paese a causa della sua presenza al governo? E' diventato più ricco? Le città sono diventate più vivibili? Lo Stato è diventato più snello, più efficiente? La criminalità si è ridotta? L'evasione fiscale è stata ridimensionata? Sono state fatte le infrastrutture? La scuola e l'università sono migliorate? La classe politica è diventata più seria, più efficiente, più attenta al bene pubblico? La burocrazia si è ridotta?

I difensori di Berlusconi sostengono che ha tolto l'immondizia da Napoli e ha risolto i problemi legati al terremoto. A prescindere dalla questione se questo sia del tutto vero (bisognerebbe chiedere ai cittadini dell'Aquila cosa ne pensano), anche se fosse vero, questa semmai è la prova che l'azione di governo è stata inefficace. Un governo non viene eletto (solo) per risolvere le emergenze. Se questo è tutto ciò che il governo ha fatto in due anni (per tacere del periodo precedente dal 2001 al 2006), ciò significa che come governo, di stabile e di duraturo, non ha fatto nulla. Non a caso gli addetti ai lavori, dai sindacalisti a Montezemolo, dalla presidente di Confindustria Marcegaglia agli economisti, sostengono che l'Italia abbia bisogno delle riforme. Invece Berlusconi nel 2006 sosteneva di aver fatto più riforme lui di tutti i governi precedenti.
Le recenti vicende legate a Bertolaso e alla Protezione Civile mostrano, al di là delle questioni giudiziarie, l'essenza di Berlusconi. Siccome lo Stato è inefficiente, il governo ricorre costantemente alla Protezione Civile per gestire tutti i problemi, anche quelli non legati alle emergenze. La stessa cosa viene fatta in Parlamento: siccome il Parlamento è pletorico e inefficiente, lo si scavalca sistematicamente con i decreti-legge e ponendo la fiducia. Se c'è un problema si nomina un Commissario per risolverlo. Addirittura quando c'è da fare la Finanziaria si pone la fiducia per evitare che i suoi stessi parlamentari si dedichino al cosiddetto "assalto alla diligenza". Intanto, i Parlamentari, anche se non lavorano, continuano ad essere mille, e ben pagati. I Commissari si pagano. La Protezione Civile se deve gestire centinaia di eventi, spenderà centinaia di milioni di denaro pubblico. Il sistema di corruzione continua a funzionare come prima, se non di più, e costa al Paese ogni anno, da stime autorevoli, due punti di Pil. Il Paese rimane fermo, l'economia non cresce, e il debito pubblico aumenta.
Le notizie sull'ignoranza o l'incapacità dei nostri politici, per non dire delle loro vicende giudiziarie, fanno il gioco di Berlusconi. Non a caso anche il Tg5 o trasmissioni come "Le Iene" attraverso i loro "indignati speciali" ci parlano dell'inefficienza della pubblica amministrazione. Sarebbe un errore credere che questo tipo di servizi possa nuocere a Berlusconi. La gente lo vota proprio perché "non è un politico". E visto che è già ricco di suo, si presuppone che non rubi. Ma questa è un'illusione. La classe politica, protetta dall'ombrello di Berlusconi, rimane al suo posto, e continua a fare quello che ha sempre fatto. Berlusconi passa sopra ai problemi senza incidere sulle loro cause. Quando se ne sarà andato (neanche lui è eterno), lascerà il Paese esattamente come lo aveva trovato. Avremo perso quindici (o venti) anni credendo alle sue promesse.

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